Procreazione Assistita,da embrioni malati nati 6 bambini sani

Solitamente questi embrioni malati vengono scartati perché contengono anche cellule con un numero di cromosomi diverso da quello normale.

La medicina velocemente sta raggiungendo traguardi impensabili fino a solo 20 anni fa, dal trapianto di rene con paziente sveglio al cuore bionico impiantato ad un ragazzino di 15 anni Italiano.

Ancora una volta protagonista l’eccellenza medica nostrana, con uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, per la prima volta al mondo bambini sani sono nati dall’impianto di embrioni malati con la tecnica della fecondazione assistita.

Una volta si riteneva che gli embrioni parzialmente malati potessero essere una delle cause di mancati impianti o di aborti prematuri, oggi grazie alla scoperta dei ricercatori Italiani gli stessi embrioni possono essere fecondati e dunque far nascere bambini completamente sani, perché esiste in natura un meccanismo di autocorrezione.

Per la prima volta al mondo sono stati trasferiti all’interno dell’utero materno embrioni parzialmente malati e dunque scartati, embrioni aneuploidi a mosaico questo il loro nome,ed abbiamo dimostrato come possano dare origine a gravidanze senza alcun tipo di complicazioni e soprattutto sane, a spiegarlo lo stesso autore dello studio Ermanno Greco direttore del Centro di medicina e biologia della riproduzione, European Hospital di Roma
Tale scoperta, continua Greco, ha doppio valore in campo medico. Gli embrioni cosiddetti malati hanno la capacità di autocorreggersi ed una volta impiantati le cellule sane riescono a destabilizzare quelle malate. dunque, potendo utilizzare anche questi embrioni ‘anormali’, è possibile aumentare le possibilità di fecondazione”. La scoperta, sottolinea Greco, ”ha inoltre un profondo significato etico: tali embrioni non verranno più lasciati congelati o, come avviene in altri Paesi, eliminati.

3.800 blastocisti (l’insieme di cellule che si formano entro le prime 2 settimane dalla fecondazione) sono stati esaminati nel corso dello studio, il 5% circa sono risultate a mosaico. Gli impianti sono stati 18 dai quali sono nati 5 bambine e 1 maschietto,hanno circa 12 mesi e stanno tutti bene, i restanti embrioni non hanno ancora attecchito conclude Greco.

Questi risultati sottolineano inoltre l’importanza dell’indagine genetica preimpianto, spiega l’esperto, ”per verificare la qualità genetica dell’embrione prima di trasferirlo in utero, per non escludere embrioni all’apparenza non idonei, e per una maggiore sicurezza della donna e del nascituro”. Quanto all’eventuale rischio che un embrione ‘malato’ e impiantato possa tuttavia restare tale crescendo, Greco rassicura: ”Tale rischio non c’e’; infatti, vengono impiantati solo embrioni con anomalie cromosomiche in cui se prevalesse la linea cellulare malata, l’embrione comunque non potrebbe attecchire”.

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