Se vuoi la pace prepara la guerra. Chi potrà mai calcolare le immense risorse che le continue guerre hanno richiesto? Armamenti sempre più raffinati e costosi, devastazioni di nazioni intere, centinaia di milioni di vittime innocenti. Sono questi i risultati degli equilibri del terrore? E’ da tempo che ci s’interroga se per caso non vi sia qualche soluzione più conveniente.
Da vari anni si parla di “ripudio della guerra”, “Ministero della Difesa”, esercito di pace, interposizione umanitaria. Eufemismi che non cambiano la sostanza. E tuttavia nei recenti provvedimenti della Finanziaria, nonostante le proteste dei generali, si è posto un limite alle spese militari e destinato fondi per la “difesa non violenta”. Un segnale che in alcuni ambienti è ritenuto positivo. Anche se nei limiti di una cifra molto modesta, potrebbe essere l’inizio di una svolta. La produzione degli armamenti e la loro esportazione più o meno clandestina nei paesi del terzo mondo, compresi quelli che notoriamente violano i diritti umani, è però sempre più consistente. Una industria che non va mai in crisi.L’eventualità che una cultura della guerra possa essere messa in discussione è ancora ben lontana. Nell’ambito della Nato, i tristi ricordi del militarismo trionfante avevano indotto la Germania e anche l’Italia a non occuparsi eccessivamente dei vari conflitti, affidandone l’onere agli Usa. Lo stesso Parlamento italiano non ha quasi mai affrontato tali problemi.Ora che l’amministrazione Obama non intende più supportare l’Europa, ritenendo più importanti altri poli strategici, il discorso della pace o della guerra diventa più stringente. I tragici eventi dell’Ucraina e del Medio Oriente inducono a temere una terza guerra mondiale. Basteranno i sogni di pace e le belle parole della Chiesa?Ci sarà mai un’alternativa allo sterminio di popoli interi? A chi ci affideremo, illudendoci ancora una volta di non vedere, non sapere, non avere alcun interesse e responsabilità?
a cura di Don Gerardo Capaldo