Di burocrazia si muore, in Italia troppe leggi e poco chiare. Le leggi in Italia sono troppe  e poco chiare: risulta l’esistenza di 21.700 atti legislativi dello Stato cui bisogna aggiungere altrettante leggi regionali e 70mila regolamenti nei vari settori. Un mare magnum di regole, codici e commi in cui il cittadino e piu’ ancora l’esercente commerciale o l’imprenditore si perdono e quasi affogano.

In ogni caso capita a chiunque dover compilare la richiesta di una licenza, permesso o nulla osta per i quali occorre produrre una serie infinita di documenti, o anche duplicati, e doverli consegnare personalmente ai vari uffici. Cio’ accade perche’ tali uffici, nonostante l’avanzata informatizzazione, non riescono ad interloquire tra di loro. E a tali adempimenti devono sottostare anche i medici. Difatti essi, ad esempio, oltre a sottoscrivere la procedura di un intervento operatorio, che e’ cosa doverosa e giusta, devono compilare gli stessi documenti da destinare ad uffici diversi.

Questo accade per la pignoleria dei burocrati che in tal modo si esimono da responsabilta’ lasciando la noiosa incombenza al professionista che sottrae tempo prezioso che potrebbe dedicare  alla ricerca  e all’aggiornamento. Per restare in argomento, sarebbe il caso di accelerare i tempi per discutere dell’autocertificazione per i primi tre giorni di malattia, cio’eviterebbe l’impatto di 23 milioni di lavoratori sui medici di base. Se poi parliamo di imprenditori, questi hanno molto da lamentarsi della burocrazia italiana poiche’, oltre a non trovare un idoneo partner nella Pubblica Amministrazione, sono costretti a chiedere una serie infinita di nulla osta ad enti locali che li costringono, anche in questo caso, a perdere tempo prezioso che potrebbe utilizzare piu’proficuamente.

La salute e la sicurezza sul lavoro sono temi importantissimi, ma la materia e’regolata da un codice con 306articoli e 50 legati tecnici che costituiscono una marea di norme ove per gli  operatori del settore e’ complicato districarsi. Occorre un necessario sfoltimento di tale normativa. Si pensi che in un qualsiasi Paese democratico ci sono duecento contratti nazionali di lavoro, mentre in Italia ve ne sono ottocento, cioe’ il quadruplo. E’ un assurdo!

Ad  esempio riguardo al Job Act, approvato dopo la riforma del pubblico impiego, entrata in vigore il 22 giugno scorso, al licenziamento si applicano otto regimi diversi, a seconda dei loro presupposti (giusta causa, giustificato motivo soggettivo, giustificato motivo oggettivo, procedura di licenziamento collettivo, ecc.) del tipo di licenziamento (disciplinare, economico, individuale, collettivo, discriminatorio), del tipo di datore di lavoro (grandi imprese, imprese agricole, piccole imprese, settore pubblico). Con il risultato che le cause di lavoro crescono…e conseguente perdita di produttivita’ del Paese.

Le troppe leggi creano confusione e diminuiscono il senso di legalita’ e di certezza del diritto. Dato che sono anni che commissioni apposite si sono dedicate vanamente a diminuire il numero delle leggi senza riuscirvi, perche’ ad un decreto”taglialeggi” e’seguito uno “salvaleggi”, ci sarebbe bisogno, come suggerisce il costituzionalista Michele Ainis, di soluzioni drastiche, come l’adozione di due massime su tutte. Primo: ogni nuova legge dovra’ avere l’obbligo di abrogarne due. Secondo:nessuna legge dovra’ superare le mille parole.