Presso le sale del Teatro Gesualdo e per la serie promossa dallo Zia Lidia Social Club si e’ replicato il film “Capulcu: voci da Gezi” con la presenza di uno dei coautori e registi, Claudio Casazza. Il docu-film e’ un autentico reportage delle proteste di massa che si levarono nell’estate dell’anno 2013 allorquando il governo di Erdogan aveva dato inizio ai lavori di sbancamento del Parco Gezi di Istanbul per costruirvi al suo posto un grande centro commerciale. Il Parco rappresenta per i cittadini di Istanbul, megalopoli di circa 15 milioni di abitanti, oltre che un’oasi di verde, un luogo di incontro e di socializzazione. Le proteste sono state vibranti, la mobilitazione compatta ancorche’ repressa dalle cariche della Polizia che non si e’ risparmiata dal manganellare i manifestanti e respingerli con idranti e gas lacrimogeni. Numerose le testimonianze riproposte nel film da parte di giovani e meno giovani, studenti e professionisti che hanno gridato il loro dissenso all’esecrabile iniziativa del governo Erdogan che li stava privando di uno spazio verde ma ancor di piu’ di una grossa fetta di liberta’. Dismettere un’agora’ per far posto ad centro commerciale costituiva un segnale poco rassicurante da parte delle autorita’che preferiva l’affare economico alla socialita’ della cittadinanza. Le proteste sono andate avanti per giorni e alla fine hanno raggiunto lo scopo di arrestare l’avanzata delle ruspe. Tuttora il parco e’ li ed il progetto del centro commerciale e’ rimasto sulla carta.
Nei giorni della rivolta a Gezi Park erano presenti tutte le rappresentanze sociali: oltre ai giovani universitari, professionisti, gente comune, finanche curdi e musulmani. Poiche’ Istanbul e’ una metropoli cosmopolita e multirazziale si puo’ dire che la protesta era condivisa da tutti, tranne che dal governo e dalla polizia che e’ al suo servizio. E’ stata questa un’occasione unica per solidarizzare: i diversi gruppi ed etnie si sono uniti in un unico abbraccio a favore di una maggiore apertura e liberta’.
Anche se due mesi dopo le proteste, alla tornata elettorale, Erdogan e’ risultato ancora vincente in quanto oltre alla Presidenza del Consiglio ha ottenuto anche la Presidenza della Repubblica. Quale sara’ l’arcano: dobbiamo desumere che in situazioni di governi autoritari i brogli elettorali sono sempre possibili. Ma la storia ci insegna che le battaglie come queste, anche se non danno frutti immediati, agiscono come la goccia d’acqua che scalfisce la roccia. La Turchia ancora oggi a causa delle sue numerose etnie e religioni non ha un aspetto unitario, tanto che la sua candidatura e’ ancora al vaglio dell’Unione Europea, ma le prospettive sono buone in quanto negli ultimi tempi ha fatto progressi notevoli in campo economico traendo vantaggi dal gasdotto e dal turismo emergente e la cittadinanza ha iniziato a prendere coscienza delle sue possibilita’.