Concorsi in Italia, se l’ affluenza e’ massima, la speranza invece e’ minima

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Entro la fine di ottobre si rinnova la domanda degli ATA per il triennio 2017/20, cioe’ per gli incarichi di lavoro nei settori tecnico, amministrativo ed ausiliario delle scuole. Migliaia le domande di diplomati ed anche laureati che a vario titolo aspirano ad essere inseriti nelle graduatorie per le supplenze temporanee di impiegato o tecnico oppure solo per svolgere mansioni da ausiliario negli istituti scolastici di tutta Italia, con maggiori probabilita’ di quelli del Nord. Nella scorsa primavera si e’ svolto il concorso a 800 posti di Assistente giudiziario negli Uffici di Giustizia per il quale hanno presentato domanda in trecentomila. Una caterva, un fiume di partecipanti, di cui il 53% laureati contro il 47% di diplomati; inoltre la platea dei concorrenti era costituita da candidati provenienti dal sud per il 68%, per il 21% dal centro e solo l’11% dal nord; riguardo al genere il 61% era costituito da donne ed il 39% da uomini. Infine le regioni con piu’ partecipanti erano la Campania (65.227 candidati) e la Sicilia (62.479). Si parla in questi giorni di un prossimo bando per circa 7.900 impieghi nella Pubblica Amministrazione di cui 5.000 nelle forze di Polizia. Anche qui si prevede l’assalto al Fort Apache!

Perche’ in Italia avviene questa affannosa corsa ad accaparrarsi il posto pubblico, che in special modo parte dal Mezzogiorno? Il fenomeno ha spiegazioni logiche, quale la sicurezza e la tranquillita’ del posto statale, che rappresenta l’ultimo baluardo di impiego certo e a tempo indeterminato.

Ma e‘ il rapporto del numero di concorrenti per posti disponibilia risultare molto sbilanciato da rasentare l’assurdo. Nel caso del concorso per Cancellieri l’aspettativa che emergeva dalle domande risultava essere di un posto per 370 concorrenti. Beh, si potrebbe dire, tentar non nuoce; tra l’altro molti, dopo l’iscrizione, rinunciano per scoramento, mentre i piu’perseveranti sperano in un ampliamento dei posti disponibili e si confida di entrare in lista anche risultando idonei e non compresi. Ma le cifre restano abnormi e celano ben altri problemi presenti nella societa’ italiana e nel meridione in particolare. Ci sono professioni oggi letteralmente tartassate, come quella dell’avvocato, vuoi per l’elevato numero di coloro che esercitano, che per la difficolta’ di recupero delle parcelle professionali, che per l’imposizione di regole sempre piu’ stringenti circa gli oneri previdenziali e le spese di studio ed aggiornamento professionale. Altre categorie professionali, come quelle tecniche, cui appartengono ingegneri, architetti, soffrono per la carenza di lavoro in edilizia o la chiusura di aziende meccaniche o elettrotecniche a causa della crisi; si salvano solo i comparti di informatica e biotecnologie ed energie rinnovabili. Di tal guisa anche i liberi professionisti si fiondano nella corsa al posto pubblico che e’ garanzia di sicurezza e tranquillita’. E si e’ disposti pure a trasferirsi in capo al mondo pur di assicurarsi questi benefits. Qualche tempo fa le aspirazioni di un lavoro migliore o piu’ consono spingeva a trasferimenti dai luoghi natii o di residenza abituale e lo si faceva per appagare la legittima voglia di migliorare la propria posizione economica o di carriera, con l’obiettivo di rientrare nel proprio ambito dopo qualche anno di permanenza fuori sede. Oggi no, le prospettive sono ben diverse, si e’ costretti ad emigrare in una qualsiasi estremita’ delle penisola o all’estero, senza la possibilita’ di programmare un ritorno. E forse non si ha neanche tanta voglia di tornare nei luoghi d’origine, cosi’ avari di attrattive e chances. E poiche’ la necessita’ d lavorare investe oggi anche la donna, succede che i figli  restino senza guida ed i nuclei familiari ne soffrano.

Le assunzioni favorite dal governo Renzi hanno aperto le porte della scuola a migliaia di precari che quasi non speravano piu’ nella stabilizzazione, ma hanno avuto come effetto la disunione di tante famiglie. A dir il vero i piu’ furbi hanno evitato l’esilio con provvidenziali certificati di assistenza ai parenti (la famigerata ed abusata legge 104). Ma il risvolto sociale di disgregazione del nucleo familiare e’ sempre crescente, specie in un’ epoca che vive una profonda crisi e le giovani coppie si separano con una frequenza disarmante! Purtroppo oggi in Italia la precarieta’ lavorativa e’ talmente grave che anche un posto da mille euro al mese a mille chilometri lontano dagli affetti e’ considerata una grande occasione, forse irripetibile. Metti che alle scarsa offerta di lavoro si aggiunge un carico fiscale pesante, una burocrazia insopportabile e nessuna prospettiva di maturare una pensione decente, si spiega la grande voglia dei giovani di rompere i ponti con il loro Paese e di recarsi all’estero col proposito di restarci…

Dario Alvino

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