Agricoltura – I dati sull’agricoltura anche nell’anno 2016 confermano il trend espansivo del biologico italiano. Le elaborazioni di Ismea e Sinab indicano infatti un aumento del numero degli operatori certificati, della superficie coltivata e dei consumi delle famiglie. In particolare, i dati dell’Osservatorio Ismea-Nielsen confermano anche per il primo semestre del 2016 un aumento significativo delle vendite di prodotti biologici nella Gdo (+20,6% rispetto al primo semestre del 2015), rafforzando la tendenza positiva registrata nel 2015 (+20%) e quella degli ultimi 5 anni (+11%).
La crescita delle vendite di prodotto biologico risulta generalizzata in tutti i canali della GDO (super, iper, liberi servizi e discount). Colpisce, in particolare nei primi sei mesi del 2016, l’accelerazione del canale discount, fenomeno questo che si spiega con l’aumento degli scaffali dedicati alle referenze bio nei punti vendita. Quanto al numero di operatori certificati, le ultime elaborazioni Sinab (aggiornate al 31 dicembre 2015) indicano quasi 60 mila aziende (+8% sul 2015) tra produttori e trasformatori, e in misura residuale di importatori. Sempre a dicembre 2015, la superficie coltivata secondo il metodo biologico in Italia, risulta pari a 1.492.579 ettari, con un aumento complessivo rispetto all’anno precedente del 7,5 %. Nel corso del 2015 sono stati infatti convertiti al metodo biologico oltre 104.000 ettari. In percentuale sul totale della superficie coltivata in Italia, il biologico arriva quindi ad interessare il 12% della SAU nazionale (ISTAT SPA 2013), dato che cresce, rispetto allo scorso anno, quasi di un punto percentuale. “Il bio è la svolta della sostenibilità – ha dichiarato il Vice Ministro Olivero a margine dell’inaugurazione del Sana – Il settore ha raggiunto la sua maturità e contribuisce in maniera rilevante alle politiche ambientali nazionali. I dati sono in linea con gli obiettivi del Piano Strategico Nazionale: la crescita della superficie coltivata biologica ha raggiunto un milione e mezzo di ettari, le vendite, in costante crescita, segnalano il consolidamento sul mercato nazionale, accompagnato anche da un trend positivo per l’export. La cultura del biologico appassiona i consumatori sempre più attenti e consapevoli delle loro scelte alimentari”. La quota di famiglie italiane che negli ultimi 12 mesi ha acquistato almeno una volta un prodotto alimentare biologico sale dal 69% del 2015 al 74% del 2016, secondo l’Osservatorio Sana-Ice 2016. Questo significa che in Italia più di 7 famiglie su 10 (circa 18 milioni di nuclei familiari) hanno acquistato una volta nell’ultimo anno almeno un prodotto biologico. Assieme al numero di famiglie acquirenti, cresce la spesa destinata al bio che rappresenta il 3,1% del totale della spesa alimentare (contro l’1,9 % di tre anni fa). Chi prova bio si affeziona facilmente: il 90% dei consumatori ha iniziato ad acquistare questi prodotti almeno 2/3 anni fa; il 25% ne consuma con grande regolarità (ogni giorno o quasi) o almeno una volta alla settimana (43%). Nella top ten degli alimenti biologici acquistati dalle famiglie italiane, in prima posizione c’è ’ortofrutta fresca (74% delle famiglie l’ha acquistata almeno una volta), secondo arriva l’olio extra vergine d’oliva (62%), poi le uova (53%), seguono: miele (45%), confetture e marmellate (45%), formaggi freschi (44%), yogurt/burro (41%), riso e pasta (41%). Al contrario di quanto accade per i prodotti convenzionali, non è il prezzo a fare la differenza. Al primo posto c’è l’origine e al secondo il marchio. Il 32% sceglie in base alla provenienza italiana del prodotto e il 14% in base all’ulteriore presenza di un marchio Dop/Igp. La marca è il secondo driver di scelta (il 15% acquista in base alla marca del supermercato e il 9% secondo la notorietà del marchio del produttore). Il fattore convenienza incide in maniera secondaria rispetto ai primi due: solo il 14% sceglie i prodotti bio in base alle promozioni e il 9% in base al prezzo basso. Diversi sono i fattori che incidono sulla propensione all’acquisto di prodotti a marchio biologico: in primis un elevato titolo di studio da parte di chi fa la spesa (81%), poi il reddito (il tasso di penetrazione è più alto nelle famiglie con reddito mensile familiare medio-alto 78% vs il 64% nelle famiglie con redditi medio-bassi), a seguire la presenza di figli minori di 12 anni (77%). Anche le abitudini alimentari influenzano la propensione al bio: nelle famiglie in cui ci sono vegetariani o vegani il tasso di penetrazione sale all’87% e anche nei casi in cui uno o più componenti della famiglia presentano disturbi o malattie che impongono grande attenzione alla dieta la percentuale supera la media nazionale.