Ci siamo. La vigilia della partita più attesa dell’anno. Già, perché i tifosi della Scandone vivono le Final Eight in maniera diversa, da qualsiasi altra, importantissima, partita. Vuoi per il ricordo della vittoria del 2008, vuoi perché si ha la prospettiva (praticamente) immediata di alzare un trofeo, vuoi perché si ha la possibilità di sfidare in una gara secca club prestigiosi ed attrezzati, fatto sta che domani, dalle 18.15, mezza provincia sarà sintonizzata sulla partita dei biancoverdi. Il giusto premio a questo gruppo e al suo coaching staff che stanno scrivendo pagine importanti della gloriosa storia della Scandone.
Non solo le sette vittorie di fila (record societario) ma, soprattutto, la capacità di far infiammare di nuovo il PalaDelMauro e di creare un seguito appassionato e coinvolto. E’ questa la vera vittoria di Sacripanti e dei suoi ragazzi che, fin dal primo giorno, hanno mostrato abnegazione e sacrificio per la causa biancoverde, venendo subito apprezzati dall’ambiente, anche quando i risultati non arrivavano.
Il lavoro (insieme a qualche situazione ben sfruttata, come gli arrivi di Green e Ragland) ha dato i suoi frutti e adesso inizia a pagare i primi dividendi. Dall’ingresso fortunoso e sul filo del rasoio alle Final Eight, all’attuale e meritato quarto posto in classifica, la Scandone si gioca la Coppa Italia da assoluta protagonista e sarebbe quanto mai riduttivo definirla mina vagante. C’è, al contrario, da rammaricarsi per aver perso punti nella prima fase della stagione e aver trovato Reggio Emilia, in quello che si preannuncia molto più di un quarto di finale.
Come detto da Sacripanti, la Grissin Bon preoccupa perché ha un Dna vincente, perché è abituata a giocare partite di questa importanza, perchè, anche se non al meglio della condizione (Lavrinovic out, Gentile e Aradori recuperati in extremis), perchè ha giocatori che sanno come vincere (uno su tutti, Rimas Kaukenas, che da solo ha vinto più titoli del 95% degli altri partecipanti alla Final Eight), perché se è arrivata prima al giro di boa qualcosa vorrà pur dire.
Se non è una finale anticipata poco ci manca ma, “purtroppo”, è solo il primo di tre eventuali passi. Da affrontare dando tutto quello che si ha dentro, esattamente come fatto fino ad ora.