Kepler, il telescopio della nasa scopre nuovi mondi alieni: nove sono potenzialmente abitabili

epa04992250 A handout picture made available on 24 October 2015 by NASA's US astronaut Scott Kelly, commander of the current International Space Station (ISS) Expedition 45 crew, shows Hurricane Patricia along the western coast of Mexico as it is seen from the ISS in space, 23 October 2015. The eye of hurricane Patricia, the strongest storm ever recorded in the Americas, has made landfall on the Pacific coast of Mexico's Jalisco state, authorities say. As the category-five storm reaches land, the hurricane has sustained winds of 270 kilometers per hour, the US National Hurricane Centre says. Strong winds and heavy rain are particularly affecting the states of Jalisco, Colima and Nayarit. EPA/SCOTT KELLY BEST QUALITY AVAILABLE HANDOUT EDITORIAL USE ONLY

Basterebbe solo la statistica per sfatare un mito terrestre fin troppo presuntuoso, siamo gli unici esseri viventi nell’universo! Snoccioliamo qualche dato: Secondo gli esperti ci sarebbero più pianeti nell’universo che la somma di tutti i granelli di sabbia presenti sulla terra, deserti inclusi! La regione dell’Universo visibile dalla Terra (l’universo osservabile) è una sfera con un raggio di circa 46 miliardi di anni luce. Per confronto, il diametro di una Galassia tipica è di 30.000 anni luce, e la distanza tipica tra due galassie vicine è invece di 3 milioni di anni-luce. Ad esempio, la Via Lattea ha un diametro di circa 100.000 anni luce, e la galassia più vicina a noi, Andromeda, si trova approssimativamente a 2,5 milioni di anni luce da noi.Ci sono probabilmente più di 100 miliardi (1011) di galassie nell’universo osservabile,seppure l’analisi dei dati dei progetti “Hubble Deep Field” e “Hubble Ultra Deep Field” abbia portato a teorizzarne un numero compreso tra i 300 e i 500 miliardi.

Ancora convinti che possiamo essere soli nell’universo? Con ogni probabilità, in uno dei miliardi di inesplorati pianeti dovrà pur esserci una forma di vita, fosse anche solo sotto forma di microorganismo. La domanda che accompagna il genere umano fin dalla notte dei tempi troverà mai una risposta? Forse si, forse no, o più probabilmente non lo sapremo mai. Tuttavia la tecnologia terrestre anno dopo anno riesce quantomeno a colmare piccoli vuoti, soprattutto dei tanti appassionati dei mondi alieni. Siamo circondati dagli alieni! la frase che tutti gli appassionati del genere vorrebbero sentire. In realtà sono stati individuati altri 1.284 mondi alieni, ovvero quei pianeti che si trovano al di fuori del sistema solare. Il totale aggiornato è di 3.284 nuovi mondi alieni e sono stati scoperti in gran parte dal telescopio spaziale Kepler, lo ha annunciato in diretta tv la Nasa. In totale sono oltre 5.000 i pianeti che orbitano attorno al sistema solare, ma non tutti possono essere ancora classificati in modo corretto.

Grazie al telescopio Kepler, gli scienziati hanno individuato 550 pianeti che potrebbero avere una struttura molto simile a quella della terra, essendo molto piccoli e probabilmente caratterizzati da uno strato roccioso. Di questi, inoltre, 9 potrebbero trovarsi nella “zona abitabile”, e dunque trovarsi alla giusta distanza dal loro “sole”, tale da poter consentire lo scorrere di acqua liquida, requisito fondante per ospitare qualsiasi primaria forma di vita.

Ai 2.000 finora noti si aggiungono i 1.284 appena scoperti dal telescopio spaziale Kepler, che rappresentano il ‘bottino’ più pesante mai realizzato in un colpo solo dalla Nasa. ”Con questo annuncio il numero dei pianeti confermati da Kepler è più che raddoppiato”, afferma Ellen Stofan, direttore scientifico della Nasa. ”Questo – aggiunge – ci fa sperare che in qualche posto là fuori, intorno ad una stella simile alla nostra, potremmo eventualmente scoprire un’altra Terra”.

Nella Via Lattea i pianeti potrebbero essere più numerosi delle stelle, hanno affermano gli esperti della Nasa, presentando il vero e proprio ‘bottino’ di mondi alieni scoperto dal telescopio spaziale Kepler. ”Prima che del lancio del telescopio spaziale Kepler – ha affermato Paul Hertz, direttore della divisione di astrofisica della Nasa – non sapevamo se i pianeti esterni al Sistema Solare fossero rari o comuni nella galassia. Grazie a Kepler e alla comunità dei ricercatori, ora sappiamo che ci potrebbero essere più pianeti che stelle: un’informazione utile per le missioni future che ci porteranno più vicini a scoprire se siamo soli nell’universo”.

Il telescopio spaziale Kepler

310px Keplerspacecraft 20110215 | contattolab.it

Diagramma del telescopio che evidenzia i suoi principali componenti.

Il telescopio possiede una massa di 1 039 kg ed è costituito da uno specchio primario di 1,4 m di diametro e con un’apertura di 0,95 m, all’epoca del lancio il più grande mai mandato in orbita. Lo strumento ha un campo di vista di 115 gradi quadrati (circa 12° in diametro), equivalente all’area sottesa da un pugno a braccio teso, 105 dei quali utili per dati di qualità scientifica e con meno dell’11% di vignettatura. Il fotometro ha un effetto di soft focus, per ottenere così misurazionifotometriche eccellenti piuttosto che immagini nitide. L’obiettivo della missione è una precisione fotometrica differenziale combinata (combined differential photometric precision o CDPP) di 20 ppm per una stella di magnitudine 12 di tipo solare e per un periodo di integrazione di 6,5 ore, anche se le osservazioni finora non hanno raggiunto questo obiettivo. Il transito di un pianeta terrestre produce una variazione di luminosità di 84 ppm e dura circa 13 ore.