Terremoto in Nepal oltre 3.000 morti. Dispersi 4 speleologi italiani

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Palazzi nuovi e vecchi crollati, migliaia di morti, migliaia sotto le macerie, secondo l’Onu la metà del paese è andato in rovina. Tra le vittime anche Dan Fredinburg, responsabile della privacy di Google e co-fondatore di Google Adventure.

La terra ha tremato attorno a mezzogiorno. Le case di vecchio stampo sono praticamente tutte crollate, molte delle nuove costruzioni sono collassate, asfalto e muri aperti come scatolette di tonno.

La scossa è stata avvertita e ha provocato danni anche in altre nazioni confinanti, in India ci sono stati circa sessanta morti tra Bihar, West Bengal e Uttar Pradesh, in Tibet (11 morti), altre vittime in Bangladesh e Pakistan. Le comunicazioni tra Nepal e Cina, lungo il confine, sono interrotte.

Sull’Everest il terremoto ha provocato diverse valanghe che hanno colpito due campi, uccidendo 18 alpinisti stranieri.

Gli italiani – Un team dell’Unità di Crisi della Farnesina è partito per Kathmandu per monitorare la situazione sul terreno e assicurare un’assistenza ai connazionali che si trovano attualmente in Nepal. Sono oltre 300 gli italiani, fa sapere la Farnesina, al di là di qualche ferito lieve il terremoto di sabato non avrebbe causato alcuna vittima. Salvi i due fratelli fiorentini di cui non si avevano notizie nelle prime ore. Mancano ancora all’appello quattro speleologi italiani del Soccorso alpino in spedizione nel villaggio di Langtang, travolto da un’enorme valanga.

Altri tre italiani coinvolti sono ancora bloccati sul monte, stanno tutti bene ma incontrano difficoltà nello scendere a valle, Marco Zaffaroni, Roberto Boscato e Marco Confortola. Su Facebook hanno scritto: «Adesso il vero obiettivo è capire come scendere. Abbiamo sufficiente cibo. Vi preghiamo di non contattarci perché la batteria del satellitare potrebbe essere di importanza vitale. Stanno tutti bene e hanno già contattato le loro famiglie i componenti di un’altra comitiva italiana, guidata dallo scalatore vicentino Mario Vielmo, che ora si trova al campo base di Lothse. Altri gruppi di Italiani impegnati nelle scalate erano fortunatamente già scesi a valle qualche ora prima del tremendo terremoto.

Il sisma non ha risparmiato neppure la storia, centinaia di monumenti di rilevanza mondiale sono stati distrutti dalla violenza estrema del terreno, oltre duecento morti e un numero ancora imprecisato di feriti sono stati estratti tra le macerie di quello che era uno dei simboli del Nepal, la Torre di Dharahara (o Bhimsen), su cui troneggiava una piccola statua del dio Shiva, il Distruttore. La torre, costruita nel 1832, era una delle maggiori attrazioni turistiche di Katmandu ed era in quel momento piena di gente. Altra gente affollava come sempre Durbar Square. La piazza, patrimonio dell’Unesco come la torre, i templi e le costruzioni circostanti sono stati rasi al suolo con tutto il loro carico di memorie e nostalgia. Il famoso tempio di Pashupatinath, in compenso, è rimasto miracolosamente quasi intatto. La terra dopo la grande scossa ha tremato ancora rendendo il lavoro dei soccorritori più difficile. La notte è scesa su Katmandu e dintorni accompagnata da uno sciame sismico di più di 24 scosse di intensità ragguardevole, tra i 4 e i 5 gradi.

STATO DI EMERGENZA
Il governo nepalese ha dichiarato lo stato d’emergenza e ha chiesto l’aiuto internazionale. L’India ha subito inviato due C-130 con a bordo due squadre di soccorso composte, tre tonnellate di viveri, equipaggiamento. Seguiranno a ruota altri aerei con a bordo un ospedale da campo e generi di prima necessità. Gli Usa hanno stanziato un milione di dollari per la prima l’emergenza, Francia e Gran Bretagna stanno organizzando i soccorsi e anche il resto del mondo si prepara a fare la sua parte. Purtroppo, più che altrove, da questa parte del mondo, le tragedie colgono impreparati: nel 1934 un terremoto di intensità simile aveva provocato 11mila morti devastando la zona al confine tra lo stato indiano del Bihar e in Nepal. Ma il Paese, che tra l’altro non ha nemmeno un governo vero e proprio da anni, nessun piano d’emergenza è mai stato previsto. Soltanto pale, mani nude e bulldozer recuperati qua e là.