Caritas: Italiani sempre più poveri. Al sud più italiani che stranieri nei centri

Che l’Italia fosse diventato un paese economicamente povero lo sapevamo già, ma ora a sottolinearlo si aggiunge anche un documento redatto dalla Caritas Italiana. Se fino a questo momento ci si era rivolti solo a quello che è stato ed è il movimento migratorio più imponente dell’ultimo secolo, oggi, c’è qualcuno che guarda in casa propria. L’Italia, infatti, sarebbe pervasa secondo i dati Istat da una povertà che si aggira intorno al milione e cinquecentomila per un totale di quasi 4,6 milioni di famiglie.

Un dato impressionante aggravatosi anche rispetto al 2005, anno in cui fu redatto un altro rapporto Istat. Una gravissima forma di povertà, dalla quale l’Italia non riesce ad uscire e accedere così a quei servizi di primaria importanza, atti a dare dignità ad ogni essere umano. Le situazioni più difficili, come di consueto, si registrano nel Mezzogiorno e più precisamente, nei nuclei familiari composti da due o più figlia minori, nelle famiglie in cui il capofamiglia è in cerca di occupazioni e nelle famiglie di stranieri.

Un elemento, però, del tutto nuovo messo in luce nel Rapporto e che stravolge il vecchio modello di povertà italiano è che oggi la povertà assoluta risulta essere inversamente proporzionale all’età; diminuisce all’aumentare di quest’ultima. La crisi del lavoro, infatti, penalizza sempre più giovani e giovanissimi in cerca “di una prima/nuova occupazione”. Altra sostanziale novità rispetto al 2015 risulta essere la presenza di uomini e donne nel mondo del lavoro. Infatti, emerge dal documento redatto dalla Caritas Italiane risulta esserci una sostanziale parità di presenze tra uomini (49,9%) e donne (50,1%), a fronte di una lunga e consolidata prevalenza del genere femminile.

L’età media delle persone che si sono rivolte ai CdA è 44 anni. Tra i beneficiari dell’accompagnamento prevalgono le persone coniugate (47,8%), seguite dai celibi o nubili (26,9%). Il titolo di studio più diffuso è la licenza media inferiore (41,4%); a seguire, la licenza elementare (16,8%) e la licenza di scuola media superiore (16,5%). I disoccupati e inoccupati insieme rappresentano il 60,8% del totale.