Grazie al guscio dei crostacei ecco la cura per riparare lesioni dei nervi

Dal guscio dei crostacei una nuova terapia per riparare le lesioni dei nervi

La microchirurgia grazie all’ausilio di mezzi ottici di altissima precisione, ha fatto passi da gigante negli ultimi 15 anni e permette oggi la ricostruzione ed il recupero funzionale di lesioni che erano incurabili solo fino a pochi anni fa. Il prossimo 26° Congresso Nazionale della Società Italiana di Microchirurgia in programma a Torino dal prossimo 26 al 28 novembre , verterà proprio sulla riparazione di lesioni di nervi grazie ad una nuovissima terapia caratterizzata dalla costruzione di piccole protesi prodotte dal guscio di crostacei . Durante il meeting “Chirurgia e ricerca sul sistema nervoso periferico” verranno illustrati infatti i primi risultati dei test clinici riguardanti l’impiego di protesi nervose artificiali prodotte composte da un biomateriale di origine naturale che arriva proprio dal guscio dei crostacei, il chiosano: “Un evento particolarmente significativo” ha spiegato il ricercatore dell’Istituto di Neuroscienze Cavalieri Ottolenghi (NICO) e docente dell’Università di Torino, il professor Stefano Geuna, “perché abbiamo presentato queste protesi per la prima volta proprio qui a Torino, due anni fa, in occasione del Simposio internazionale sulla rigenerazione nervosa“. Un’occasione per la comunità dei microchirurghi italiani, insieme a numerosi ospiti stranieri, per confrontarsi sulle attuali prospettive d’impiego delle tecniche microchirurgiche in vari ambiti clinici e diverse specialità. Le protesi sono state realizzate dal gruppo di ricerca guidato dal professor Stefano Geuna del Nico, coordinatore per l’Italia del progetto europeo Biohybrid. In Europa, in poco meno di un anno sono stati stimati più di 200mila casi di lesioni nervose provocate da incidenti sul lavoro, in strada ma anche in casa: dai 10 ai 20mila di questi (circa il 5-10%) potrebbe beneficiare di queste nuove protesi le quali assicurano un recupero funzionale dei nervi che hanno subito una lesione, paragonabile a quello degli innesti autotrapiantati. Tutto ciò possibile poiché alle fibre nervose verrà fornito un canale attraverso il quale potranno ricrescere. Le nuove protesi saranno disponibile anche in Italia entro fine anno e verranno utilizzate dai microchirurghi del CTO della Citta’ della Salute di Torino.

 

Lesioni neuroaprassiche

Le lesioni Neuroaprassiche sono quelle in cui il danno colpisce specificatamente il rivestimento mielinico delle cellule di Schwann mentre viene preservata la continuità assonale e le altre guaine del nervo. Clinicamente e strumentalmente la conduzione nervosa è rallentata o assente, sebbene essa sia preservata prossimamente e distalmente alla lesione. Queste lesioni sono generalmente localizzate e rappresentano il grado più lieve di lesione nervosa. Esse sono reversibili, con pieno recupero della funzione che solitamente si verifica entro settimane o alcuni mesi dal trauma.

Diagnostica

L’Elettromiografia e Elettroneurografia permette la diagnosi di natura del danno assonale e di controllare il decorso post operatorio per valutare la progressione della rigenerazione.

Lesioni assonotmesiche

Le lesioni Assonotmesiche sono più severe e sono caratterizzate da una interruzione degli assoni con preservazione delle guaine più esterne (endonervio, perinervio ed epinervio). Si verifica una degenerazione walleriana diretta ed il recupero è legato al processo rigenerativo assonale. Il recupero è completo anche se i processi rigenerativi sono lenti (circa 1 mm al giorno con ampie variabilità da soggetto a soggetto a secondo dell’età e dello stato generale di salute) e legati alla distanza tra la sede del trauma e quella dell’attività del nervo.

Lesioni neurotmesiche

Le lesioni Neurotmesiche rappresentano il grado più severo di lesione di un nervo periferico. Queste lesioni sono ulteriormente suddivise a seconda se è stato leso l’endonervio (3º grado), oppure l’endonervio e il perinervio (4º grado) oppure l’interruzione è stata totale (5º grado). In questi casi la rigenerazione spontanea è possibile (nel 3º grado) ma improbabile a causa dei fenomeni cicatriziali che avvengono all’interno dell’epinervio, nei primi due gradi di neurotmesi, e impossibile nell’ultimo grado. Queste lesioni perciò richiedono una riparazione chirurgica, che deve essere effettuata in tempi rapidi anche se non in urgenza e questo per evitare che insorga la degenerazione degli assoni a monte del trauma e alla conseguente disfacimento del neurone.