L’Artico rischia di scomparire: allarme di greenpeace, conseguenze su tutto il pianeta

L’estensione media dei ghiacci dell’Artico nel mese di maggio ha segnato un pesante nuovo record in negativo. Il Polo Nord ha perso una superficie grande quanto l’intera Spagna nel giro di pochi anni. In poche parole il polo nord si sta riscaldando ad una velocità doppia rispetto al resto del mondo, ma in questo caso le ripercussioni graveranno sull’intero clima mondiale, con pesanti fenomeni atmosferici. L’allarme arriva direttamente da un rapporto di Greenpeace, diffuso nella giornata dedicata alla salvaguardia degli oceani, secondo il quale ci saranno fenomeni atmosferici decisamente estremi in tutto il pianeta, ma in modo particolare nell’emisfero nord.

Il ghiaccio si sta sciogliendo dunque, l’Artico è in serio pericolo, anno dopo anno intere distese di ghiaccio, della grandezza di intere regioni stanno scomparendo, gli ultimi rilevamenti sono drammatici. Prendete le dimensioni della nostra penisola, ora moltiplicateli per 5, ecco, negli ultimi anni si sono sciolti ghiacciai dei queste immense dimensioni! Secondo gli esperti il prossimo anno potrebbe essere il punto di non ritorno, una situazione destinata oltremodo a peggiora con l’arrivo dell’estate artica. Peter Wadhams, professore di oceanografia fisica e responsabile del Polar Ocean Physics Group a Cambridge, ha ipotizzato che al termine del periodo estivo l’estensione della banchisa artica sarà pari o inferiore a 1 milione di chilometri quadrati, infrangendo il minimo assoluto di 3 milioni e mezzo, un vero disastro ambientale.

Tuttavia la globalizzazione continua inesorabile il suo cammino verso il lento “suicidio”, con il solito motivo oneroso, legato al Dio denaro, purtroppo tra l’indifferenza di troppi. Distruzioni di foreste, ambienti verdi diventati oceani di cemento e soprattutto proprio l’aspetto più grave, lo scioglimento dei ghiacciai artici, stanno provocando gravi problemi di “salute” al nostro bel pianeta. Insomma l’uomo che uccide se stesso e la natura nella quale vive e della quale si nutre! Un controsenso quasi dantesco, assurdo, ma purtroppo è quello che accade quotidianamente e da ormai troppi anni, da quando la globalizzazione, l’eccessivo progresso hanno lasciato il passo al denaro, mortificato il pianeta terra.

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‘What happens in the Arctic doesn’t stay in the Arctic’

Questo il titolo oltremodo significativo del rapporto di Greenpeace, Ciò che accade nell’Artico non resta confinato nell’Artico,  un chiaro riferimento al fatto che sul pianeta terra quando si tratta di natura tutto è collegato: “l’alterazione di questo ecosistema unico e prezioso può aggravare gli effetti dei cambiamenti climatici e avere ripercussioni anche sulle nostre vite”, spiega Greenpeace. Quando soprattutto in estate i ghiacciai perdono di consistenza e volume, la temperatura superficiale dell’intero mediterraneo tende ad aumentare, con diverse correlazioni nei fenomeni atmosferici, come disturbi nella formazione delle nuvole, effetti sulla Corrente del Golfo e cambiamenti nell’umidità dei suoli. Il concetto è piuttosto semplice, anno dopo anno con la diminuzione della superficie ricoperta dai ghiacci, la stessa non riesce ad assorbire e riflettere la luce solare, che viene dunque incanalata nel mare, che a sua volta aumentando di temperatura contribuisce significativamente allo scioglimento dei ghiacciai. Una condizione molto pericolosa, come sottolinea Greenpeace aggiungendo che il ritiro dei ghiacci rende più facile lo sfruttamento delle risorse naturali nel Mar Glaciale Artico: pesca, trasporto marittimo e trivellazioni in cerca di combustibili fossili fanno gola a molti e minacciano la sopravvivenza di questo fragile ecosistema.

Riscaldamento globale

Non solo, secondo un rapporto del National Snow and Ice Data Centre (NSIDC), è stato osservato un insolito quando preoccupante scioglimento prematuro dei ghiacci nel mar di Barents e l’arrivo sull’Artico di correnti di aria calda provenienti da Siberia e Europa settentrionale. Per trovare i precedenti record negativi bisogna guardare a qualche anno fa: i tre peggiori record, sono stati a gennaio, febbraio e aprile di quest’anno. Ad oggi l’estensione media dei ghiacci si attesta sui 12 mln di kmq, ben 1,39 mln in meno rispetto alla media registrata fra il 1981 e il 2010. Il processo è tutt’altro che in fase di arresto. Infatti il manto nevoso che dovrebbe proteggere i ghiacci restanti ad aprile ha toccato il livello più basso mai registrato negli ultimi 50 anni, e maggio continua sostanzialmente sulla stessa lunghezza d’onda. In più, segnalano dal NSIDC, maggio è bollente anche in Antartide e la formazione dei ghiacci durante l’autunno australe resta ben al di sotto della media. Da quando sono iniziate le rilevazioni satellitari, nel 1979, la superficie della calotta polare è diminuita del 2,6% ogni 10 anni.