Disabilità e violenza sulle donne: conoscere per aiutare

Il 25 Novembre ricorre  la giornata nazionale contro la violenza di genere. “Conoscere per aiutare“, questo il credo per chi si occupa di violenza di genere, condividere e far conoscere il fenomeno. Tante le pagine lette, gli articoli e i dossier che se ne  occuperanno,  nella  domanda “quale violenza?” risiede  però un tema ancora troppo difficile da affrontare, tante le verità sommerse sulla violenza, ancora troppe quelle legate alla violenza subita da donne in difficoltà e con disabilità, c’è per loro, nelle loro storie , un doppio vuoto, anche legislativo. Nel cimentarsi in questo tentativo è evidente che mai si parla di disabilità trattando di violenza sulle donne, nonostante l’ organizzazione mondiale della salute faccia riferimento ad un 33%di donne “normodotate”che subiscono atti di violenza lasciando presupporre che ce ne siano altrettante con disabilità che vivono la stessa condizione,  solo che è pari al 10% il numero di quelle che denuncia. Le donne con disabilità costituiscono circa il 16% della popolazione femminile dell’Unione Europea: sono quindi circa 40 milioni le donne e le ragazze con disabilità. Di esse, è stato stimato che circa il 40% subisca o abbia subito violenza nel corso della propria vita.

Molte violenze e comportamenti abusivi nei confronti delle donne con disabilità non sono concepiti come tali né da chi li esercita, né dalle stesse donne disabili, né dalla società. Per questo motivo è quanto mai utile provare a descrivere tali pratiche in modo preciso e dettagliato. Il fatto di ignorare o disconoscere queste violenze rappresenta un’ulteriore forma di violenza. (Simona Lancioni).

Sono molti gli strumenti che vengono utilizzati dalle donne e per le donne affinchè la violenza venga “controllata”, uno di questi è la “ruota del potere e del controllo”, l’obiettivo è quello di rendere ogni donna più capace di riconoscere e controllare il proprio aguzzino, il comportamento abusivo, questo percorso viene utilizzato anche per permettere alle donne con disabilità di non interiorizzare e sopportare più l’oppressione bensì di denunciarla.

Rendere “visibile il problema”, lasciando andare l’idea “dell’inevitabile”.

tutte le donne vittime di violenza incontrano barriere che rendono spesso molto difficile il riconoscimento della violenza e l’avvio di un proprio percorso di fuoriuscita da essa, le barriere culturali, la non consapevolezza dei propri diritti e la dipendenza economica rappresentano i principali ostacoli al processo di autodeterminazione ed emancipazione delle donne vittime di violenza. Per le donne disabili, queste  barriere sono ancora più forti anche  perché spesso la violenza è agita dalla stessa persona che si prende cura di lei, amplificandone quindi la condizione di dipendenza e subordinazione”(Associazione Frida)

Prestare attenzione alle vittime di violenza è indicatore di civiltà, prestare attenzione solo al “soccorso” significa che la “vittima” è già diventata tale.