Un romanzo di speranza, intervista ad Alessio Tropeano: “Finchè Parkinson non ci separi”

Faccia a Faccia con l'autore: dalla scelta di stile al vero protagonista del romanzo

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Abbiamo intervistato Alessio Tropeano, autore del libro “Finchè Parkinson non ci separi“, un romanzo che scopre la via della speranza per quanti in un modo o nell’altro, hanno avuto la sventura di conoscere questa malattia. Sia per chi la vive, sia per il familiare, la malattia crea un senso di vuoto e dispersione, emozioni comuni a quanti si sono imbattuti in questo percorso tortuoso, generatore gratuito di malessere. Convivere e lottare con una speranza in più, è il leitmotiv che si ritrova nel romanzo che è un vero e proprio “Inno all’Amore“.

Scrivere un libro ha sempre un suo perché: “Finchè Parkinson non ci separi” un matrimonio tra il dolore e l’accettazione, come mai questo tema?

Il mio libro “Finché Parkinson non ci separi” non ha la pretesa di trattare la malattia di Parkinson in un modo rigorosamente scientifico anche perché non avrei le competenze. Si tratta invece di un romanzo che parla di amore, speranza, passioni non solo ma prende in considerazione anche la psicologia degli individuo offrendo così al lettore un momento di riflessione, anche informale ma mai superficiale o addirittura banale, su tematiche di vita quotidiana.

A chi consiglierebbe questo libro, più ai caregivers o alla persona stessa che soffre di questa malattia?

Tra i lettori di questo articolo ci saranno almeno due categorie: una composta da coloro che hanno letto il mio lavoro, cioè quelli del “già sanno” a prescindere se lo hanno apprezzato o meno,  e che vogliono approfondire aspetti o porre domande all’autore per meglio comprendere il messaggio che ho  tentato di trasmettere  e quelli che magari aspettano delle motivazioni che ne giustifichino  l’acquisto e quindi la lettura. Proprio rispetto a questi ultimi dovremo prestare attenzione a non generare l’effetto spoiler, magari rivelando addirittura la trama tanto da comprometterne il piacere della lettura.

Perché la scelta narrativa del romanzo?

Il romanzo rappresenta la risultante di una strana concorrenza e coincidenza di fattori ed eventi imprevisti e imprevedibili e nasce quasi come un gioco ma man mano che si andava avanti nella sua stesura la situazione diventava sempre più complicata e  complessa,  ma allo stesso tempo appassionante, emotivamente coinvolgente e la cosa bella e sorprendente e’ stata che queste sensazioni li percepivo anche nei miei amici che loro malgrado si sono ritrovati a vivere una avventura che mai si sarebbero immaginato. A loro va un sentito ringraziamento anche in considerazione del fatto che mi hanno dovuto sopportare e resistere e sebbene inizialmente scettici non si sono risparmiati nell’adoperarsi per l’obiettivo finale.

Il romanzo è molto descrittivo, sembra guidare il lettore nei meandri dell’avventura/disavventura della malattia

Ho scritto questo romanzo cercando di porre maggiore attenzione alle emozioni dei lettori, veri giudici, una scelta quindi che ha guidato uno stile di scrittura non individualista, ma partecipativa: volevo essere parte della gente piuttosto che ricercare un’arte pura. In sostanza non ho scritto per me, o solo per me!

Si leggono diversi accostamenti stilistici, il romanzo sembra ispirarsi all’influenza manzoniana, è vero?

Un po, e mi scuso per l’accostamento, come Alessandro Manzoni nei suoi Promessi Sposi, puntando sì l’attenzione sui sentimenti, ma allo stesso tempo stando attento all’anima dei personaggi e al loro modo anche contraddittorio di agire, ho trattato di aspetti di vita quotidiana, del disorientamento di uomini e donne su uno sfondo che interscambia realtà e fantasia cercando di far coincidere i temi di maggior interesse del lettore con la qualità letteraria , con la forte convinzione che la scrittura venga prima del genere letterario in cui essa necessariamente si cala.

Che tempo scandisce lo stile del suo romanzo?

Al centro del romanzo, che è decisamente un’opera aperta, in cui la dimensione del tempo è lontana dal nostro modo di pensare, in cui tutto è relativo,passato, presente e futuro sono volutamente resi non distinguibili, i fatti accadono con una cronologia irreale e il tempo ha smesso d’essere una questione oggettiva, indipendente dalle sensazioni e opinioni dell’uomo. Un tempo più vicino a Kayros che a Cronos, dove accanto ad un protagonista forte , anche se un po’ tormentato,e alla sua ricchezza interiore , ruotano personaggi con la loro personalità talmente viva che  sembrano veri.Il lettore, anche quello meno attento , si accorge subito che il protagonista è costretto a fare qualcosa ad agire visto che l’equilibrio che quasi naturalmente aveva raggiunto ad un certo punto si rompe.

Il romanzo aggiunge l’elemento speranza,  come lo descrive?

Il personaggio del romanzo,non si rassegna ne si da per vinto e soprattutto non smette di sperare confidando nella ricerca scientifica affinché si trovi un rimedio definitivo ai mali dell’uomo, come pure si adopera in tutti modi per cercare di ricucire un rapporto che sembra irrimediabilmente compromesso. Questo potrebbe essere il solo elemento che accomuna il protagonista e l’autore e mi dispiace per coloro che immaginavano il mio come un romanzo rosa costruito su cattiverie e pettegolezzi. Oltre ad essere ingiusto e ingiustificato sarebbe stato una caduta di stile ed in ogni caso qualcosa che non mi appartiene.

Lei descrive una grande forza interiore del protagonista, di fronte al bivio, che scelta intraprende?

Dicevamo della forza d’animo del protagonista che di fronte al bivio tra la strada della  speranza e quella della disperazione sceglie la prima e appare deciso a non oltrepassare quella bordeline oltre la quale si va irrimediabilmente verso un punto di non ritorno, verso l’irreversibile.

C’è stato un commento o una recensione al suo romanzo che gli è piaciuto particolarmente?

Qualcuno ha visto nel mio romanzo una affinità con Tabucchie questo mi fa piacere soprattutto se questo significa che sono riuscito ad innalzare parti del romanzo al livello di poesia. Allora per me è grande la soddisfazione che ho provato nel riportare di seguito un commento che una persona dopo aver letto e riletto il libro scrive:

E’ sorprendente come pensieri, desideri, sogni, fantasie, possano intrecciarsi al punto da compendiarsi e completarsi; è affascinante come possano esistere affinità ed empatie così grandi ed importanti da superare limiti e barriere.

Nella vita nulla è sprecato, banale, scontato; ogni singolo gesto, ogni semplice azione, ogni spontanea espressione, hanno un motivo e una ragione. Ogni incontro o scontro, ogni avvenimento, per quanto casuali possano apparire, hanno una logica e una valida ragionevolezza.

Allo stesso modo, per quanto paradossale sembri il raffronto, la malattia, all’egual stregua dell’amore, ha una sua risposta. Ti sorprende all’improvviso, ti sconvolge inaspettatamente, si insinua lenta e impercettibile, poi ti esplode e ti coinvolge, ti travolge, ti riempie, ti rapisce.

E la stessa malattia, come l’amore, tu devi accoglierla, sostenerla, incoraggiarla. Devi dividerci e condividerci i giorni, le notti e le stagioni, il sole, la pioggia e la tempesta. La malattia, così come l’amore, camminerà nelle tue scarpe, piangerà le tue lacrime e riderà i tuoi sorrisi. Sarà tua amica e tua compagna. Grazie a lei guarderai il Cielo ogni mattino e ringrazierai per ogni piccola o grande sorpresa. Non sarà facile, l’ amore non è facile, ma ne vale la pena, ne vale la vita.

Infine e non per importanza mi pare doveroso ricordare che parte del ricavato dalla vendita di questo libro sarà devoluto alla Fondazione Parkinson di Avellino.

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