La riforma delle pensioni ha animato il dibattito della politica per tutto il 2015 anche se i risultati ottenuti paiono essere effettivamente modesti. Si è registrata la proroga dell’opzione donna che è effettivamente un passo in avanti e sicuramente la settima salvaguardia degli esodati risolverà il problema di molti lavoratori: tuttavia non si può dire chiuso il cantiere della previdenza.
Nel 2016 gran parte delle aspirazioni di riforma della previdenza riguardano i lavoratori precoci: parliamo di coloro che hanno iniziato a lavorare giovanissimi e che, per effetto della Legge Fornero, hanno visto allontanarsi l’età dell’uscita. Per tutto l’anno la politica ha promesso interventi sulla flessibilità in uscita salvo poi muovere pochi passi in loro favore.
Pensioni lavoratori precoci, 2016 anno decisivo per la riforma?
Sono tante le proposte in campo sebbene dal governo Renzi non siano arrivate particolari aperture, se non legate al fatto che, stando a quanto affermato dal premier, se ne discuterà a partire da gennaio.
La soluzione più gradita è la c.d. quota 41 presentata da Cesare Damiano: se approvata, permetterebbe di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Sempre l’ex ministro del Lavoro ha proposto il ddl sulle pensioni flessibili che prevede la pensione anticipata per i lavoratori precoci già da 62 anni ma con penalizzazioni decrescenti fino ad un massimo dell’8% che si abbatterebbero, in ogni caso, al 66esimo anno di età.
Damiano, ad inizio 2015, aveva anche sostenuto un’altra proposta: la c.d. quota 100 che, invece, prevede la pensione per il lavoratore quando la somma di età e contributi (minimo 62 anni) è pari a 100. Questa idea è stata sposata anche dalla Lega Nord che, tuttavia, spinge per una sua proposta che prevede il pensionamento già a partire dal 58esimo anno di età.
Le principali obiezioni alle proposte di riforma pensioni presentate da Cesare Damiano riguardano i costi: secondo l’INPS per le pensioni flessibili servono 8 miliardi di euro mentre per la quota 100 addirittura 10 miliardi. Si tratta di risorse che, al momento, il governo Renzi non sembra voler impiegare e, per questo, sarà interessante capire se da gennaio 2016 si partirà dai ddl di Damiano oppure se l’esecutivo presenterà direttamente suoi progetti. I lavoratori precoci non possono fare altro, a questo punto, che aspettare.