Pietro Mennea – La fiction proposta da Rai 1 in due serate ha fatto rivivere le gesta del grande velocista di Barletta scomparso due anni fa a causa di un tumore. Pietro Mennea ha detenuto per diciassette anni il record mondiale sui 200 metri piani stabilito nel settembre del 1979 alle Universiadi di Citta’ del Messico, e’ tuttora detentore del primato europeo. Ha partecipato a quattro Olimpiadi disputando le finali in tre occasioni; specialista nei cento mt., anche se amava di piu’ i duecento, aveva nell’americanoTommy Smith il suo idolo, ha visssuto il suo periodo aureo, costellato di medaglie d’oro, dal 1974 con gli Europei di Roma ai Giochi del Mediterraneo del 1983, accusando solo un periodo di stanca ai Giochi Olimpici di Montreal del 1976 (un quarto e un sesto posto). Mennea era un atleta dal fisico gracile, da potenziare nella muscolatura costantemente (il suo peso standard era di kg.68 per un’altezza di 179 cm.) ma aveva volonta’ e tenacia ferree. Egli ha avuto fin da ragazzo l’obiettivo primario di correre sempre piu’ forte e di vincere per riscattarsi. La provenienza meridionale e le sue umili origini lo spingevano verso traguardi allora impensabili. Trasferitosi al centro Fidal di Formia a sedici anni pur contro il volere della madre, ivi ha incontrato il preparatore Vittori che sara’ suo maestro e punto di riferimento per tutta la carriera e lo condurra’ al record mondiale. Vittori, uomo dal carattere difficile, era contrastato dai dirigenti federali che badavano soltanto alla politica e ai risultati. Per ottenere i risultati raggiunti il barlettano ha affrontato enormi sacrifici, trascurando perfino gli affetti che pero’ lo hanno ugualmente ripagato. Ma Mennea non e’ stato solo l’uomo piu’ veloce del mondo. Assieme alla moglie Manuela nel 2006 ha dato vita alla Fondazione Pietro Mennea, onlus filantropica che effettua donazioni e assistenza sociale nonche’ricerca medico-scientifica e promuove la lotta al doping. Impegnato anche nello studio oltre’ che nel sociale e in politica egli ha conseguito ben quattro lauree, la prima in Scienze Politiche perche’ egli era attratto dalle lotte a favore degli ultimi e dalle conquiste sociali delle minoranze ed e’ stato anche europarlamentare. Come il suo maestro anch’egli non aveva un carattere facile, perche’ impulsivo e intollerante alle ingiustizie e piu’ volte era in contrasto con i dirigenti della Federazione. Il male del secolo lo ha strappato alla vita prematuramente (a sessant’anni) e la fase della malattia l’ha vissuta con grande dignita’ e senza clamori, come nel suo stile. Un Campione di tale portata non puo’ che essere esemplare per l’universo sportivo di oggi che e‘ sempre piu’ caratterizzato dalle sofisticazione e dal risultato a tutti i costi; specie negli sport duri ed individuali quali l’atletica, il ciclismo, il tennis la tentazione di aiutarsi con sostanze dopanti e’ forte per cui un atleta come Mennea che ha contato essenzialmente sui sacrifici e su estenuanti sedute di allenamento resta unico e inimitabile.
Dario Alvino