La chiamano mobilità sostenibile e, specialmente negli ultimi anni, ha saputo affermarsi prepotentemente in moltissime città italiane e soprattutto europee. Si tratta di un insieme variegato di modalità di spostamento accomunate da una caratteristica in particolare, ovvero quella di diminuire quanto più possibile gli impatti ambientali, sociali ed economici che possono derivare dalla circolazione mediante mezzi e veicoli privati.
Una mobilità nuova, quindi, ma allo stesso tempo intelligente, in quanto capace di diminuire, ed anche sensibilmente, l’impatto che i veicoli solitamente hanno sull’ambiente in termini di inquinamento atmosferico ed acustico, emissioni di gas serra, degrado delle aree urbane e consumo del territorio.
Specialmente negli ultimi anni, soprattutto per far fronte agli allarmanti dati sull’inquinamento registratisi in diverse tra le più importanti città italiane, sono state molteplici le amministrazioni comunali e provinciali che hanno adottato provvedimenti normativi a sostegno della mobilità sostenibile. Basti pensare al potenziamento del trasporto pubblico locale ( con corse più frequenti ed efficaci, corsie preferenziali e riservate, agevolazioni tariffarie o anche favorendo strumenti elettronici di infomobilità), o l’adozione di specifici strumenti di pianificazione come il Piano Urbano della Mobilità.
Non a caso lo stesso Ministero dell’Ambiente, sensibile alla tematica in esame, nel triennio 2007-2009 ha stanziato un fondo di circa 90 milioni di Euro per finanziare gli interventi previsti nei piani di risanamento, per il rilancio del metano e per l’iniziativa car-sharing. Recentemente, poi, sono stati diversi i contributi stanziati per favorire l’acquisto di auto elettriche ed ibride, con un piano di finanziamento a lunga durata e spalmato negli anni.
Vediamo insieme, quindi, quali sono gli esempi principali di mobilità sostenibile ormai diffuse nelle nostre cittadine.
Prima fra tutte, per semplicità di realizzazione, la mobilità pedonale: una modalità di spostamento tanto facile quanto efficace che, laddove possibile, viene spesso facilitata mediante interventi di accessibilità e di fruizione degli spazi pedonali, troppe volte sacrificati per altri scopi.
Sempre più frequente, poi, nelle città italiane ed europee è il fenomeno del c.d. car sharing e di car pooling. A fronte di ritmi di vita quotidiani in cui, sia per ristrettezze di tempo sia per spostamenti da effettuare, non si può infatti prescindere dall’uso delle automobili, sono stati predisposti meccanismi idonei a limitare al minimo l’inquinamento atmosferico.
Attraverso il car pooling, infatti, più persone viaggiano insieme nello stesso veicolo, condividendo e dimezzando così i costi legati alla benzina o alla manutenzione dell’auto; nel car sharing, invece, è possibile utilizzare un’automobile mediante una prenotazione della stessa, riportandola poi nel parcheggio, con costi variabili in base al concreto uso che ne sia stato fatto.
Il sempre maggior successo di simili iniziative nel campo delle automobili ha presto comportato, fortunatamente ed auspicabilmente, un’esportazione di tali congegni anche con riferimento alle biciclette, nell’ambito di quello che prende concretamente il nome di bike sharing. Letteralmente tradotto come “condivisione della bicicletta”, si tratta della messa a disposizione di biciclette all’interno della città, mediante apposite postazioni, così da raggiungere luoghi particolarmente centrali o non serviti dal trasporto locale.
Un modo certamente intelligente di vivere la città e la sua mobilità, tanto che in alcune città sono già in funzione delle specifiche app per il servizio di bike sharing, mediante le quali poter localizzare e visualizzare le bici disponibili, verificarne il numero, selezionare i luoghi preferiti e sfruttare la navigazione per raggiungere la postazione disponibile. Ben venga, dunque, questa tipologia di mobilità sostenibile, così intelligente ed amica dell’ambiente.