La #legge e’ uguale per tutti, si legge così nelle aule dei tribunali. La legge, interpretata ed applicata in alcuni casi alle persone sbagliate, può provocare danni di immagine e non solo. Si parla più comunemente di malagiustizia, errori delle toghe che, quando accertati, rovinano la vita di persone comuni e non. Chi subisce la giustizia ingiusta spesso richiede un risarcimento. E’ normale e doveroso, dovrebbe addirittura lo Stato farsi carico automaticamente di tale risarcimento. Senza che la vittima faccia alcuni richiesta formale, dovrebbe essere prassi. Secondo uno studio condotto dal sito errorigiudiziari.com, dal 1992 in poi il Ministero dell’economia ha dovuto versare 640 milioni di euro per risarcire le circa 25.000 vittime di malagiustizia.
Senza considerare che ad altrettanti non e’ stato riconosciuto nemmeno un euro di risarcimento, altrimenti la cifra sarebbe destinata a salire. Personaggi noti e meno noti, tutti incorsi in una giustizia che sembra far acqua da ogni dove. Per essere più concreti, e’ doveroso fare alcuni nomi. Giuseppe Gulotta, il più clamoroso errore giudiziario della storia repubblicana: 22 anni in carcere da innocente con l’accusa di aver ucciso due carabinieri ad Alcamo Marina, nel 1976. Aveva confessato sotto tortura. E’ stato risarcito con 6,5 milioni ad aprile di quest’anno. Ma i suoi avvocati, Pardo Cellini e Baldassarre Lauria , hanno fatto ricorso perché i giudici non hanno calcolato i danni morali ed esistenziali. O ad esempio Daniele Barillà, scambiato nel ’92 per un trafficante internazionale di droga per il semplice fatto che aveva un’auto e una targa molto simili a quelle di un narcotrafficante pedinato dai carabinieri. Sette anni e mezzo in carcere. Risarcito con 4,6 milioni di euro. E per continuare Domenico Morrone, accusato nel 1991 dell’omicidio di due minorenni, in realtà uccisi dal figlio di una donna che i ragazzi avevano scippato pochi giorni prima.
Sconta 15 anni di ingiusta detenzione. Risarcito con 4,5 milioni di euro. Gioia Scola, che in una intervista di qualche tempo fa racconta ‘’ Mi arrestarono sulla base dei racconti di un pentito il 7 giugno ’95. Mi contestavano di essere la mente di un traffico internazionale di stupefacenti fra il Brasile e l’Italia’’. Lei era davvero stata a Rio de Janeiro, nel ’92, per un intervento di chirurgia estetica nella celeberrima clinica di Ivo Pitanguy, e lì aveva avuto un fugace flirt con Vincenzo Buondonno, poi ammanettato perché trafficante. Per dimostrarlo ci sono voluti 12 anni.
Ha avuto 62 mila euro per ingiusta detenzione. Uno dei casi che ha fatto più scalpore e che ha aperto la strada ad un dibattito attuale, e’ quello del conduttore televisivo Enzo Tortora. Errore giudiziario epocale. Fu accusato di gravi reati, ai quali in seguito risultò totalmente estraneo, fu per questo arrestato e imputato di associazione camorristica e traffico di droga. Dopo 7 mesi di reclusione la sua innocenza fu dimostrata e riconosciuta e venne infine definitivamente assolto. Il danno provocato all’allora conduttore televisivo, non fu solo d’immagine e morale, ma anche fisico.
Finire in un carcere, per sbaglio e quindi ingiustamente, e’ sempre una cosa difficile da accettare. Sembra di avere contro tutto e tutti. Non c’e’ un risarcimento materiale che possa ricompensare i giorni di diritti negati. Perché la libertà, e’ bene ricordarlo ogni tanto, e’ un diritto inviolabile. La giustizia in Italia ha avuto risultati eccellenti, ma spesso si fa di tutto per affossare anche i gravi errori che sono stati fatti. Errori che hanno segnato per sempre la vita di almeno 50.000 persone nel nostro Paese, andando a ledere la loro dignità. Per sempre.