Saviano, dieci anni con la scorta, non molla: e ora battaglia per le droghe leggere

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Vive da dieci anni  sotto scorta, un protezione che egli non ha mai chiesto,  ma che era doveroso affibbiargli d’ufficio. Dopo aver svelato in un libro e narrato in un serial televisivo tutti i segreti della camorra napoletana, egli e’ costretto a vivere in cattivita’. Ma non sembra pentirsi, anzi e’piu’ determinato che mai, appella i camorristi come “guappi di cartone”o codardi perche’ sono capaci di condurre una vita all’insegna del potere che deriva dal denaro estorto con le minacce e con la violenza.

Uno special TV mandato in onda da Italia 1 ha reso pubbliche le emozioni di Roberto Saviano rispetto al suo status, alle restrizioni cui si e’ dovuto abituare. Ha vissuto in attesa di quel processo, di cui il primo grado di giudizio conclusosi nel novembre 2014 gli ha negato la soddisfazione di veder condannare i due big del clan dei Casalesi, Iovine e Bidognetti, che di sono trincerati dietro ai mea culpa del loro difensore, l’avv.Santonastaso, arrestato successivamente con condanna a undici anni reclusione per favoreggiamento!!!

Dopo la sfavorevole sentenza di primo grado Saviano decide di andare via da Napoli e lo dice con la morte nel cuore, con la consapevolezza di lasciare un luogo ove e’ stimato da tante persone; gente che non puo’ neanche permettersi di esprimere con enfasi questi sentimenti!

Dall’intervista duettata con Pif, autore e collega palermitano, trapela tutta la tristezza che Saviano prova per le cose che non puo’piu’ permettersi, cose semplici come degustare il gelato preferito ammirando il golfo di Napoli o di consumare la frittura di pesce al ristorantino del suo amico; egli ricorda con affetto e nostalgia i luoghi vissuti da ragazzo come i Quartieri Spagnoli o le persone quali l’animatrice del circolo di Scampia verso cui non lesina parole di ammirazione, ricambiate allo stesso modo.

Ma le battaglie di Saviano continuano come se nulla fosse… Una di quelle che gli sta piu’ a cuore e’ quella per la liberalizzazione delle droghe leggere. Egli sa che smerciare la marijuana e’ un affare grosso per la camorra: un giro d’affari dai cinque agli otto miliardi di euro, introiti che se legalizzati potrebbero andare a andare a beneficio dello Stato Italiano e quindi della collettivita’. La proposta di legge proviene da un intergruppo parlamentare, coordinato dal sottosegretario Benedetto

Della Vedova, che ha connotati bipartizan di estrazione di Sinistra Italiana, Movimento Cinque Stelle e Possibile. Tale proposta si fonda su solide ragioni etiche, economiche e mediche. Legalizzare la cannabis significa limitare il passaggio alle droghe pesanti; il consumo dello spinello e’ notorio: sono 400mila coloro che in Italia fumano cannabis abitualmente, cioe’ venti o piu’ volte al mese; per cui nascondersi dietro falsi moralismi e’ pratica inutile e dannosa. E’ un po’come il fenomeno della prostituzione: il mestiere piu’ antico del mondo esiste ed esistera’ sempre; esercizio intelligente sarebbe limitarne gli effetti collaterali dannosi, quali lo sfruttamento e la speculazione da parte di gruppi criminali.

Ma torniamo alle droghe leggere. In Italia sono stati sequestrati nell’anno 2014 circa 150mila kg. di cannabis (109mila kg. di hashish, 37mila kg. di marijuana, 900 kg. di piante) mentre sono stati spacciati nello stesso anno 2014 da 1,5 a 3,0 milioni di kg., corrispondenti a circa25/30 grammi pro capite.

Questi dati dimostrano che il fenomeno esiste e non potra’ certo essere debellato con la lotta impari alla criminalita’ o con le campagne pubblicitarie che comunque hanno un costo elevato. La camorra, dal canto suo, non fatica a trovare manovalanza specie tra le giovani leve, disposte a correre per smerciare sulle piazze di spaccio, anche solo per 50 euro. Togliere il guadagno ai pusher significherebbe eliminare il rischio del contatto di tanti ragazzi con gli ambienti malavitosi. In tal senso si e’ espresso anche il Presidente dell’Anticorruzione Cantone; e gli ha fatto eco il Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, il quale sostiene che una legalizzazione intelligente sarebbe la migliore soluzione al problema.

In termini economici e fiscali, il potenziale incasso del Fisco sulla vendita della marijuana e’ stimato in sei euro per ogni grammo, se si applicasse la stessa normativa fiscale esistente sulle sigarette. Se andiamo a ritroso coi ricordi, circa trenta anni fa le cosche guadagnavano alla grande con le sigarette di contrabbando. Ma poiche’ la vendita di fumo e’ legale il fenomeno si e’ ridotto drasticamente.

Quindi confortato dalle ricerche, dalle statistiche e dai pareri di autorevoli personalita’, Roberto Saviano continua a battersi per quella che egli ritiene una fondamentale conquista civile.

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