Secondo un recente studio inglese realizzato nell’ambito del Programma MINISAL-GIRCS e pubblicato sul sul British Journal of Medicine sul consumo di sodio e potassio nella popolazione generale adulta italiana la maggiore quantità di sale viene consumata nelle regioni del Sud Italia, con risultati decisamente maggiori rispetto alle regioni del centro-nord. In particolare in Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata il consumo medio si attesta attorno agli 11 grammi al giorno contro valori inferiori ai 10 grammi nelle restanti regioni. Lo studio fa notare che tale differenza sarebbe dovuta alle forti diseguaglianze socioeconomiche tra le due estremità italiane. Il cloruro di sodio (classico sale da cucina) rappresenta ad oggi la principale fonte di sodio nell’alimentazione tipica italiana. Lo studio fa notare come il consumo eccessivo di sale porterebbe ad effettivi danni alla salute, soprattutto riguardo al rischio di malattie cardio e cerebrovascolari. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda un consumo giornaliero di sale da cucina inferiore ai 5 grammi (che corrisponde a circa 2 grammi di sodio). Il consumo eccessivo di sale è spesso associato ad una insufficiente assunzione di potassio, ben inferiore ai livelli raccomandati dall’Oms (almeno 3,9 grammi), dovuta principalmente ad un basso consumo di verdura, frutta e legumi.
Più a rischio operai e chi ha un diploma di scuola primaria
«Questo studio ci fornisce indicatori importanti per la costruzione di strategie mirate di informazione e prevenzione delle malattie cardiovascolari — afferma Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità — e va nella direzione auspicata dall’Organizzazione mondiale della sanità che indica proprio nella riduzione del consumo di sale alimentare uno degli obiettivi prioritari di queste strategie».
Lo studio pubblicato sul British Medical Journal , nato da un team di cui fanno parte anche i ricercatori dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare dell’ISS, indica in particolare,che le persone occupate in lavori manuali presentano un consumo di sale decisamente maggiore di coloro che sono impegnati in ruoli amministrativi e manageriali. Altrettanto si può affermare , in relazione al grado di istruzione, per coloro che hanno conseguito soltanto il diploma di scuola primaria rispetto ai possessori di un diploma di scuola secondaria o di un titolo universitario. Le differenze sono risultate indipendenti dall’età, dal sesso e da altri possibili fattori confondenti. A livello di popolazione sono molto significative, perché si traducono in differenze nei valori della pressione arteriosa e nella tendenza allo sviluppo di ipertensione che conducono a variazioni importanti dei livelli di rischio cardiovascolare. Un consumo di sale oltre i 5 grammi al giorno è stato associato a un rischio di ictus superiore del 23%.