Nella giornata di ieri si è tenuto il Roma Pride , la manifestazione è partita da piazza della Repubblica a Roma con le 20 Associazioni e realtà lgbtqi (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersex) del coordinamento Roma Pride. Alla manifestazione hanno aderito, oltre alle associazioni, Roma Capitale con uno striscione alla testa del corteo, la Cgil, con un carro personalizzato, Acea ed esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo. Presente anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino e la sua Giunta. Madrina della manifestazione la conduttrice della trasmissione televisiva, ‘Chi l’ha visto’, Federica Sciarelli. Ad animare il Roma Pride ovviamente il carro del Mucca Assassina con palloncini, striscioni e e ballerine drag queen del celebre locale. Tra i carri di testa anche quello del Circolo Mario Mieli, con un’immagine caricaturale del premier Renzi. “A Roma l’amore conta” spiega più volte il sindaco Ignazio Marino durante il corteo del Roma Pride che lo vede con la Giunta, i presidenti di Municipio e parte della maggioranza in Consiglio comunale alla testa del ‘serpentone’. Le questioni delle unioni di fatto, risalgono alle numerose proposte di legge, la prima delle quali risale al 1986 quando, grazie all’Interparlamentare donne Comuniste e ad Arcigay (Associazione per i diritti degli omosessuali), si intraprese la discussione in Parlamento relativa alle unioni civili e vennero proposti i primi disegni di legge. È seguita nel 1986 una proposta di legge per il riconoscimento della convivenza tra persone (scartando, tuttavia, la posizione degli omosessuali).
Negli anni Novanta, sulla spinta dell’orientamento del Parlamento europeo volta a parificare coppie omosessuali ed eterosessuali, aumenta considerevolmente il numero dei disegni di legge che, però, non arriveranno mai discusse dal Parlamento.
Nel 2000, stante la pressione continua del Parlamento europeo per la non discriminazione delle coppie gay, si inizia a parlare in Italia di PACS (sul modello francese del Patto civile di solidarietà): un disegno di legge del 2007 avrebbe formalizzato il riconoscimento delle unioni civili sotto il nome di DICO ma, con la caduta del governo dell’epoca, questo lungo percorso è stato interrotto. A tal riguardo l’Unione Europea ha più volte espresso la sua apertura verso il riconoscimento della parità di diritti a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro origine, condizione sociale, dal loro credo religioso e orientamento sessuale sollecitando gli stati membri ad aderire a tale orientamento a favore delle coppie di fatto, eterosessuali od omosessuali. In una sentenza del 12 dicembre 2013 della Corte di Giustizia europea chiamata ad esprimersi sulla legittimità o meno di un contratto di lavoro collettivo che riservava specifici benefici a livello di retribuzione e di condizioni di lavoro ai dipendenti che contraessero matrimonio, escludendo gli omosessuali. Sulla scorta del principio della parità di trattamento la Corte ha dichiarato che il lavoratore dipendente unito in un PACS con una persona del medesimo sesso deve godere dei medesimi benefici, compresi i giorni di congedo parentale e premio stipendiale, concessi ai dipendenti in occasione del loro matrimonio nel caso in cui la normativa nazionale dello Stato membro interessato non consente alle persone del medesimo sesso di sposarsi, “allorché, alla luce della finalità e dei presupposti di concessione di tali benefici, detto lavoratore si trova in una situazione analoga a quella di un lavoratore che contragga matrimonio.”
Il quadro è, comprensibilmente, vario: certi paesi hanno adottato l’unione registrata, chiamata anche partnership o coabitazione registrata, che garantisce specifici diritti e doveri anche alle coppie dello stesso sesso oltre che alle convivenze formate da uomo e donna.
I diritti e doveri possono essere identici, lievemente diversi o molto diversi da quelli delle coppie normalmente sposate.
Alcuni Paesi hanno scelto di regolarizzare le unioni civili con la coabitazione non registrata, con la quale alcuni diritti e doveri sono automaticamente acquisiti dopo uno specifico periodo di coabitazione. Altri ancora, come la Germania, riconoscono le unioni civili con diritti simili a quelli del matrimonio.
Altri Paesi europei, ancora, oltre ad aver approvato il riconoscimento giuridico delle coppie non coniugate di qualunque sesso, hanno aperto il matrimonio alle coppie dello stesso sesso per realizzare la parità perfetta tra etero e omosessuali.
Roma Pride. Marino: “A Roma l’amore conta”
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