Curare l’orientamento dei Gay è reato

E’ successo negli USA in materia di teorie riparative: pare che 4 giovanissimi ragazzi abbiano deciso di denunciare, insieme alle loro famiglie, i curatori della JONAH (Jews Offering New Alternative for Healing), un’organizzazione ebraica ortodossa che, al pari di diversi gruppi cristiano-evangelici, propongono di “curare” l’omosessualità inspirandosi alle teorie di Joseph Nicolosi e a quelle di Richard Cohen. Cohen è una nostra vecchia conoscenza. Ricorderete come l’anno scorso, in occasione di un suo tour in Italia, ho avuto il “piacere” di incontrarlo e di osservare i meccanismi attraverso i quali avviene il reclutamento dei pazienti. Reclutamento che ha quasi sempre tre caratteristiche:
un legame indissolubile con la religione;
la presenza durante gli incontri di presentazione e di “reclutamento” di nuovi pazienti di figure, il più delle volte psicologi, in grado di dare credibilità alle strampalate teorie prive di fondamenti scientifici che diffondono questi personaggi che talvolta sono privi di qualifiche o allontanati dalle associazioni o dai loro ordini professionali;
la successiva richiesta, per la cura, di una quantità spropositata di soldi.

Joseph Nicolosi
Se non fosse che qualcuno in passato si è convinto davvero di esser guarito attraverso dei meccanismi che talvolta si rivelano operare al limite del sadismo, avremmo potuto dire che le riparative hanno delle caratteristiche molto facilmente assimilabili a quelle di una truffa. Ti ho pagato per qualcosa che sapevi già in partenza essere impossibile da realizzare. Non fosse altro perchè sai benissimo di non dover curare nulla visto che da oltre 20 anni ormai l’omosessualità non è più cosiderata, a livello mondiale, una malattia.
Ma è proprio alla truffa che devono aver pensato i ragazzi del New Jersey che, ovviamente oggi più gay che mai, hanno portato per la prima volta un caso riguardante la “guarigione dall’omosessualità” all’attenzione di un tribunale. I quattro in particolare hanno denunciato non tanto l’inefficacia della cura quanto le curiose modalità con cui la JONAH la portava avanti. Modalità che son state definite “dannose, crudeli e che possono potenzialmente indurre al suicidio”. Dai racconti sembra la cosa più “simpatica” che potesse accadere durante questi incontri fosse l’essere costretti a spogliarsi e ad essere insultati e ridicolizzati dai propri counselor. I genitori poi, specie le madri alle quali si attribuiva classicamente la colpa dell’omosessualità dei figli, non sarebbero stati affatto risparmiati: ai ragazzi veniva infatti chiesto di sfogare la propria rabbia e la propria frustrazione colpendo le foto di mamma e papà.

Richard Cohen
Il danno economico poi ricopre una parte non secondaria di tutta la storia. Da una parte le mamme dei ragazzi rivelano che queste terapie possono costare fino a 10000$ l’anno, dall’altra ci sono i costi delle terapie successive che i ragazzi hanno dovuto affrontare per rimarginare le ferite lasciate dai metodi tutt’altro convenzionali che son stati utilizzati per cercare di farli “tornare eterosessuali”.
Dal canto suo Arthur Goldberg, uno dei fondatori di JONAH, dice di aver saputo della denuncia dalla ABC che per prima a diffuso la notizia e che il loro metodo sarebbe pienamente efficace tanto che sostiene: “Centinaia di nostri clienti sono soddisfatti…“. Ovviamente nessun commento sulle pratiche che secondo la denuncia verrebbero portate avanti all’interno gruppo.
Sperando che questa prima denuncia significhi anche una prima condanna che faccia scuola e che porti almeno negli USA a riflettere sui danni di queste teorie e sull’opportunità di vietarne l’applicazione, come peraltro già ha fatto la California anche se nel solo caso di pazienti minorenni, vi ricordo che negli ultimi anni anche in Italia diversi degli ordini regionali degli psicologi hanno preso una netta posizione contro chi pratica le “teorie riparative” (qui il comunicato diffuso nel 2010 dall’OdP del Lazio e successivi approfondimenti). Qualora doveste venire a conoscenza di psicologi che promettono ai propri pazienti di modificare il loro orientamento sessuale l’invito è quindi quello di inoltrare una segnalazione all’Ordine competente.

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