Papa Francesco boccia il lavoro a tarda eta’, e la Fornero polemizza

Il nostro Pontefice, nell’accorata ed incessante disamina dei mali che affliggono la nostra societa’, ha analizzato il problema del lavoro e delle sue contraddizioni. Egli ha giustamente criticato la circostanza che l’attivita’ lavorativa debba prolungarsi fino a eta’ avanzata e che nel contempo i giovani fatichino ad farvi ingresso.

Il suo discorso non fa una grinza, non e’ il solito appello fatto da un individuo fuori del mondo, ma coincide con l’auspicio del buon padre di famiglia e di tutti coloro che desiderano vivere in una societa’ meno ingiusta e piu’ equilibrata. Ma l’ex ministro del lavoro, Elsa Fornero, ha risposto piccata che il Papa, data l’eta’, dovrebbe essere da un pezzo in pensione. Ella dimentica che il ministero papale e’ vita natural durante e che i clericali, a meno che siano colpiti da precoci crisi degenerative, rafforzano con le loro pillole di saggezza una societa’ come la nostra in crisi di identita’ed in continuo divenire. Ricordiamo alla Fornero inoltre il caso di Papa Benedetto XVI che, vistosi non piu’corrobrato da energie sufficienti ad esercitare il suo mandato, non ha esitato a dimettersi prematuramente. Non accade cosi’ per i politici, che dimostrano da sempre di essere attaccati alla poltrona, finche’ morte non li separi… L’ex ministro dell’era Monti ha perso un’altra occasione per riabilitarsi al cospetto di una societa’che la vede come fumo agli occhi. Ella ha piu’ volte manifestato le ragioni della sventurata riforma delle pensioni da le attuata. Vero e’ che alla fine del 2011 la Nazione ha rischiato il tracollo finanziario sotto i colpi della speculazione economica mondiale. Ma la riforma poteva essere sicuramente migliore, non meno drastica perche’ i mercati richiedevano all’Italia garanzie a lunga scadenza, ma piu’ equa certamente, piu’ rispettosa delle classi medie e meno abbienti del Paese.

Cosi’ non e’ stato ed anche il capo dell’esecutivo dell’epoca, Mario Monti, su cui si riponevano molte speranze, in quanto tecnico, che potesse rimediare ai mali della politica, ha costituito invece una grande delusione! Superato il momento topico della crisi acuta la riforma poteva essere dai suoi fautori ritoccata e riequilibrata, andando a togliere qualcosina ai ricchi per non inguaiare i poveri. Ricordiamo che quel governo tecnico incaricato dal Presidente Napolitano, aveva carta bianca, poteva adottare, compatibilmente con la crisi internazionale, qualunque provvedimento di riequilibrio delle condizioni economico-sociali in Italia.

Monti e compagnia non se la sono sentita di agire contro i poteri forti. Quegli stessi tecnici si sono defilati dimettendosi dopo qualche mese. Oggi adottare un po’di contrizione da parte di costoro non guasterebbe (ma per favore niente lacrime di coccodrillo!), l’atteggiamento peggiore e’ continuare su una linea di prosopopea che non ha  proprio ragion d’essere.

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