L’anziano confinato nell’anonimato, negato nei suoi bisogni e nelle sue espressioni vitali, si rifugia nel mutismo e nella depressione. Tende a chiudere i legami con l’esterno e ripensa al passato desiderando la morte. L’anziano avverte che la sua vita è oramai al termine, che ciò che ha fatto non è più modificabile e che l’imminenza della morte condiziona la sua vita: le malattie, magari la morte del coniuge o di persone care accelerano questo processo e sono la base del distacco dai cari.
L’anziano sente ingigantirsi la consistenza del passato e soffre lo sbarramento che chiude nel futuro gli orizzonti. Questo tempo ristretto nel suo davanti dall’inevitabile caduta del non essere totale della morte, annulla la positività del progetto di vita.
La depressione diventa quindi il risultato della ferita narcisistica inferta al vissuto di onnipotenza: adattarsi ad una nuova e non agevole situazione vuol dire limare un enorme onnipotenza negatoria e il narcisismo stesso. Il lutto e la conseguente depressione è una ferita profonda che può essere cicatrizzata solo quando la persona si abitua all’assenza dell’altro come parte di sè.
La depressione senile è tipica degli anziani istituzionalizzati, persone attaccate ai messaggi negatori della cultura, la prefigurazione della morte come unica possibilità esistenziale, una sofferenza interiore e la proiezione verso una generazione di giovani che si scandalizzano alla visione della maschera della sofferenza, giovani che si voltano dall’altra parte allontanando l’angoscia e la vecchiaia.
Oggi viviamo in una società dell’apparenza e del superfluo, quando i nostri sogni mistificatori si scontrano con la realtà preferiamo cambiare direzione, convinti di essere invincibili e immutabili. Negare la sofferenza dell’anziano significa negare a noi stessi un percorso come quello della vecchiaia che prima o poi raggiungerà tutti. I nuovi media e le nuove scoperte mediche tendono a rimuovere l’immagine del vecchio esaltando l’eterna giovinezza. Allontanare il vecchio è come alimentare il filtro della giovinezza, un’attitudine difensiva propria della civiltà 2.0.
Ecco alcuni consigli che vi aiuteranno a fronteggiare il problema della depressione senile nel migliore dei modi e senza commettere errori che spesso peggiorano la situazione.
Depressione Senile: Non sottovalutate i sintomi
La depressione Senile non è un momento più o meno lungo di sconforto o di tristezza magari accompagnata dallo stress. Si tratta di un concetto molto più complesso, per tali ragioni bisogna fare attenzione ai sintomi: Perdita d’interesse per le attività quotidiane, rifiuto del cibo, lunghi momenti di silenzio o isolamento.
Dialogate con il vostro caro e ascoltatelo. Depressione senile
Soprattutto se un vostro padre o nonno ha subito un lutto grave (moglie, marito o figli) è importante trasmettergli sicurezza, senso di appartenenza. Non bisogna assolutamente trascurarlo e abbandonarlo ai suoi pensieri. Piuttosto soprattutto nelle prime settimane rendetelo attivo, fatelo sentire utili. magari affidategli un compito di una certa responsabilità.
Prestate attenzione ai dettagli
E’ tipico degli anziani, soprattutto per uomini di “altri tempi” essere molto orgogliosi, negando anche l’evidenza per non pesare sulla famiglia. Spesso si fingono forti, felici, solo per non creare ulteriori peso. In realtà molti di essi nascondo disagi interiori molto forti. Non è facile rendersene conto, tuttavia ci sono alcuni segnali che possono aiutare: Agitazione, momenti di irascibilità improvvisi anche per situazioni banali, o più semplicemente movimenti del corpo tipici di persone nervose.
Riconoscere che la depressione è una malattia
E’ importante comprendere fin da subito che la depressione è una malattia, ed è anche piuttosto grave. Non bisogna mai assecondare il malato, soprattutto se anziano. Bisogna invece cercare di parlargli, comprenderlo ma non compiatirlo. Non spingerlo a fare attività di cui non ha voglia, ma invitarlo ad uscire assieme, magari accompagnare un nipote a scuola, fare una partita a carte, insomma renderlo attivo in modo non forzato.
Aiutateli, ma non rendeteli vittime
L’errore più comune, soprattutto delle figlie femmine è quello di sostituirsi completamente al genitore depresso. Non bisogna accudire l’anziano come se fosse un invalido, bisogna motivarlo altrimenti il rischio è quello di peggiorare la situazione. Se crede di essere una vittima, si comporterà da tale senza riuscire a guarire. Bisogna compiere un passo alla volta.